Ricerche cinematografiche e documentaristiche:

i prigionieri dello zar

Chapiteu”

Regia di Umberto Asti , e Marina Rossi, anno 2007.

Il circo Rossi é composto da Roberta Rossi e dai figli Maicol e Sendy nonché da Aline, compagna di Maicol. A questi si aggiunge eccezionalmente qualche artista, per periodi di tempo limitato, come i funamboli Alessandro e Cristina. Sono mille le ragioni che rendono dura e imprevedibile la vita di un piccolo circo. L´unica cosa certa sono le spese e solo un amore cieco per questa professione permette a Roberta, Maicol, Sendy e Aline di affrontare simili precarietá. Il film é un viaggio all´interno di questo piccolo universo. La telecamera, sempre in soggettiva, si muove come fosse una persona estranea, curiosa di conoscere, scoprire, sapere. E come persona é trattata. Ad essa gli artisti si rivolgono, giorno dopo giorno, sempre con maggiore confidenza rivelando gli aspetti piú reconditi del loro lavoro e del loro animo. Essa partecipa alla vita del circo ascoltando e osservando tutto con attenzione: i dialoghi, le prove, le fatiche e le ansie. A sera si va a sedere tra i piú giovani spettatori della prima fila condividendone gli entusiasmi e guardando lo spettacolo con i loro stessi occhi. vedi il trailer

 

i prigionieri dello zar

L’altra riva del Don”

(prod. Officinema-Parma) di U. Asti, a cura di Marina Rossi, Parma 1995.

Per la prima volta finalmente visibili le sorprendenti immagini filmate realizzate dagli operatori sovietici durante la Seconda guerra mondiale. I prigionieri italiani appena catturati, i campi di battaglia, le testimonianze, delle donne soldato, ci rivelano aspetti inediti di una guerra crudele vissuta in modo traumatico e conflittuale anche da chi stava sull'altra riva...

 

 

i prigionieri dello zar

“La vittoria non ha le ali”

riguardante la personalità e l’opera del maestro della fotografia mondiale Evgenij Chaldej, regia di Umberto Asti, a cura di Marina Rossi, prod. Officinema, Parma 2002.

La seconda guerra mondiale, colta ed interpretata, al fronte orientale, balcanico ed occidentale dall’obiettivo di Evgenij Chaldej, considerato oggi, come Robert Capa, uno dei maggiori fotografi di guerra. I retroscena inediti di tante sue celebri fotografie, da lui narrati, si animano, attraverso l’uso di un ricco repertorio inedito, tratto dai più importanti archivi ex sovietici, il confronto con protagonisti a lui vicini, esperti e riprese cinematografiche girate a Mosca, Vienna e Berlino, in un dinamico flashback che collega, come nel filo della memoria di Chaldej, il passato al presente. Il film documento ponendo al centro l’umanità di Chaldej, la pietas generosa con cui egli ha saputo rappresentare anche il nemico, diventa un grido contro la guerra; mentre il protagonista, nella sua avvincente narrazione, valori essenziali e duraturi, particolarmente preziosi in un secolo percorso da immani tragedie ma anche da grandi speranze.

archivio fotografico

( Baku, marzo 2001. L’autrice di fronte al monumento dedicato a Husein Zade (Mihajlo), eroe nazionale dell’Azerbajgian. Fotografia del giornalista triestino Silvio Maranzana, con cui ha svolto un reportage dedicato ai partigiani sovietici. )

i prigionieri dello zar

"L’uomo del Volga"

  Regia Umberto Asti, a cura di Marina Rossi, Produzione Officinema, Parma, 1999.

La Russia tra passato e presente si ritrova nella storia di vita dell’ex colonnello dell’Armata Rossa, Jurij Sadcikov. Nato sul lago d’Aral nel 1932, riesce ad attraversare indenne le tormentate vicende del suo paese. Trasferitosi a Mosca negli anni ‘60, entra ben presto nel Comando Supremo. Si sposa con un’affermata pianista e sceglie con lei, in alcuni periodi dell’anno, un piccolo villaggio posto sulle rive del Volga, come luogo dell’anima, fino a qualche anno fa ci vivevano i contadini ed i pastori di un importante Cholkoz. Nel film si presenta e si interpreta insieme alla storia di vita di Jurij, il mondo che lo circonda dal Kazakistan a Mosca, alla regione di Tver, dove negli anni ’30 i deportati di Stalin costruirono l’imponente sistema dei canali e delle chiuse che collega il fiume Moskva al Volga e dove, nell’autunno del ’41, l’esercito sovietico fu impegnato nella difesa della capitale dalla aggressione nazista. Le tracce della guerra sono visibili anche oggi nella fisicità di luoghi rimasti identici a se stessi.

 

 

i prigionieri dello zar

“I naviganti”

Regia di Umberto Asti, soggetto di Marina Rossi, prod. Officinema, Parma 2006.

Qualche anno fa, rincasando tardi in auto, mi imbattevo spesso nella lettura radiofonica, lenta, quasi dettata, del “Bollettino dei naviganti”.

Nulla come quella boa spenta, al largo di non so dove, avrebbe potuto evocare meglio, in me, il senso del mare. Il mare inteso come grande spazio di fuga dove l’orizzonte diventa una linea verso la quale navigare. Per sempre. Avrei voluto essere su un piccolo cargo ricordandomi di fare attenzione a quella boa che non funzionava. Avrei voluto vivere tra quei marinai e condividerne il cibo, i dialoghi, i pensieri. E nel grande spazio andare… e andare, libero, come volando nell’infinito.

archivio i naviganti

(Al Porto Vecchio di Trieste, preparando il soggetto de “I naviganti”)

Le nuove tecnologie digitali e una perfetta corrispondenza di idee con Marina Rossi mi hanno permesso di salire su quella nave che adesso ha un nome: Storm. Lo Storm mi ha offerto la possibilità di raccontare la quotidianità di un pugno di uomini che, con accenti diversi, denunciano la parte d’Italia dalla quale provengono. Dodici persone che si entusiasmano, si lamentano, ridono e lavorano assieme. E lo fanno in modo vero poiché, a bordo, qualunque maschera sarebbe inutile. Sono così, sono veri. Sullo Storm non accade nulla di straordinario, le solite mansioni, i soliti gesti: la mensa, il ponte di comando con la radio in sottofondo, ma tutto, pur nel ripetersi ciclico dei fatti, appare sempre nuovo e carico di interesse, poiché autentico.

archivio fotografico de "i Naviganti"
( Allo Scalo Legnami di Trieste, preparando il soggetto de “I naviganti” )

Una bella realtà che ho provato a raccontare come fosse una storia.



“Cronache militari dal fronte galiziano e balcanico” (prod.Video & Video-Trieste) per la mostra Sui campi di Galizia promossa dal Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, 1996.

Prigionieri della guerra”, di Jervant Gianichian e Angela Ricci, ed. Rossato, 1995.

“La frontiera” di Franco Giraldi

"Compagno Tito”, di Buondì, realizzato dalla Rete Tre della Rai Radio Televisione Italiana.

“Passano i soldati”, di Luca Gasparini, prod. Fandango, 2000-2001.

“Trieste sotto” con la regia di Marino Maranzana, prod. Koinè per Rai International, Roma 2002.